Fernand Braudel e Prato
print this pageFernand Braudel, nei sedici anni della Presidenza dell’Istituto Datini, instaurò con la città che lo ospitava un intenso rapporto. Non possiamo non ricordare la sua totale fedeltà all’Hotel Flora dove alloggiava tutte le volte che era a Prato, non possiamo non ricordare il profondo legame che ebbe con uno dei sindaci più amati dalla comunità pratese, Goffredo Lohengrin Landini. Un solo screzio, quello provocato dall’intervista che lo storico francese rilasciò il 29 gennaio del 1984 a un periodico brasiliano, ma anche in quella occasione seppe farsi perdonare.
La città lo ricambiò con il conferimento della cittadinanza onoraria, la direzione della Storia di Prato, poderosa ricerca in cui furono coinvolti gli storici più prestigiosi del momento, infine, proprio quando Braudel lasciava l’Istituto e Prato perché la sua elezione ad accademico di Francia era incompatibile con la direzione del Datini, l’amministrazione comunale gli regalò lo spadino, accessorio indispensabile a ogni membro della nota istituzione.
Un breve quadro di ciò che significò Prato nella complessiva esperienza italiana di Fernand Braudel, è stato ricostruito da Alberto Tenenti e pubblicato nel giugno del 1991 su «Prato Storia e Arte». Se L’Istituto Datini, grazie all’opera dello studioso lorenese e di Federigo Melis suo ideatore, ha consentito di fare di Prato «la tribuna e lo snodo del dibattito internazionale sul piano della storia economia e sociale», attraverso la storia della città egli ha invece voluto ricostruire «l’immagine della sua operosa e creativa comunità».