Il Consiglio Direttivo e i suoi difficili compiti
print this pageErano le undici del 28 dicembre 1967 quando, nella sede dell’Azienda Autonoma di Soggiorno, si riunì per la prima volta il Consiglio Direttivo del Centro. Il Presidente era Giuseppe Bigagli, sostituito il 4 gennaio del 1969 da Ottone Magistrali che gli era succeduto nella Presidenza dell’Azienda di Turismo. Quest’ultimo rimase in carica anche quando, nell’ottobre del 1971, fu eletto membro del Consiglio Regionale Toscano (Melis a Braudel, 20.10.1971).
In quella riunione il prof. Giorgio Mori, storico economico dell’età contemporanea e rappresentante dell’amministrazione provinciale di Firenze, dichiarò che per potere ottenere i finanziamenti dalla Provincia erano necessarie alcune modifiche allo Statuto. Esse riguardavano i rapporti tra gli organi scientifici e quelli amministrativi: si chiedevano cambiamenti volti ad affermare maggiore autonomia scientifica del Comitato rispetto al Consiglio (Verbale n. 1 del Consiglio Direttivo).
L’anno dopo, nella sua seconda riunione (16 dicembre 1968) il Consiglio Direttivo approvò «con voti unanimi l’operato del Comitato Scientifico e della Giunta Esecutiva e ratifica le nomine dei membri dei due Comitati elencati dal Presidente, compreso quello designato dal Ministero degli Interni, Dr. Giulio Russo». Nel definire la composizione della Giunta, il Comitato aveva nominato direttore scientifico Guido Pampaloni (Verbale n. 2 del Consiglio Direttivo).
Ottone Magistrali, che dal 1969 guidò l’Istituto per tutto il periodo «braudeliano» era legato a Melis da forte amicizia; insieme condivisero le molteplici preoccupazioni che nacquero fin dai primi tempi, soprattutto essi collaborarono nella spasmodica ricerca dei finanziamenti, condivisero le ansie per gli scoperti di bilancio e per i conseguenti ritardi nella pubblicazione degli atti.
Ci fu un solo momento in cui la loro amicizia rischiò di rompersi: tra l’estate e l’autunno del 1973. Melis non stava bene e, in sua assenza, Magistrali, spinto anche da Braudel, intensificò la sua azione per le attività editoriali che erano in grande ritardo. Federigo si sentì esautorato e tra i due si aprì un brutto momento di incomprensione. La suscettibilità dell’amico doveva trovare una risposta forte che consentisse il ripristino delle antiche condivisioni. Magistrali indirizzò a Melis un’intensa lettera nella quale, cercando di tranquillizzarlo gli proponeva un immediato incontro dove, essendo rigorosamente astemio: «in tuo onore berrò un dito (orizzontale) di vino: è il massimo sacrificio che sono disposto a fare, tu sai quanto mi costa. Lo farò volentieri per festeggiare un'amicizia ritrovata».
Magistrali seppe collaborare e interagire anche con Braudel del quale percepiva il carattere volitivo che talvolta poteva creare qualche problema nei rapporti tra le diverse compagini datiniane ma di cui sapeva il fortissimo valore scientifico che contribuiva al prestigio dell’Istituto. Con l’accordo di Melis e dei rappresentanti delle istituzioni cittadine, il Consiglio chiese per Braudel la commenda all’Ordine della Repubblica Italiana, utilizzando l’appoggio dell’on. Luigi Caiazza, sottosegretario al Ministero della Pubblica Istruzione (Verbale n. 13 del Consiglio Direttivo del 10 marzo 1973). L’anno dopo fu comunicato che la domanda aveva avuto esito positivo e che si pensava di consegnare l’onorificenza durante la VII Settimana di Studi, tramite un rappresentante del governo (Verbale n. 19 del Consiglio Direttivo). La stampa locale ne aveva data notizia con un trafiletto l’11 agosto del 1974.
La morte di Melis, che sconvolse l’istituzione e tutti i suoi rappresentanti, provocò molte preoccupazioni al Presidente Magistrali, anche di ordine organizzativo, non fosse altro per la mole di lavoro che lo storico fiorentino, incapace di delegare, aveva sempre svolto. Come al solito le difficoltà più gravi erano quelle economiche e per questo Braudel e Magistrali pensarono di provare a rivolgersi ad Amintore Fanfani che all’epoca era Presidente del Senato della Repubblica. Non sappiamo se l’incontro si sia verificato, ma sappiamo di certo che i problemi economici dell’Istituto non vennero meno.
Si può immaginare come Braudel si trovasse in maggiore libertà nel programmare le attività del Datini e, consapevole di quanto importante fosse il ruolo ricoperto da Magistrali, abbia provato a fidelizzarlo anche con qualche adulazione. In una missiva del 10 luglio 1975 gli scriveva: «Je crois que nous assistons à un redressement incontestable du service des publications et à l’amélioration évidente de la qualité des Semaines. Je sais que l’essentiel de ces améliorations est dû à vostre énergie, à votre intelligence genéreuse, ainsi qu’à celle de vos collaborateurs» (Braudel a Magistrali, 10.7.1975).
Per la sua parte Magistrali cercò di assicurare la massima collaborazione possibile allo storico francese e seppe risolvere i problemi creati dalle critiche che, fin dalla morte del Melis, si cominciarono a muovere nei confronti di Braudel (Verbale n. 18 del Consiglio Direttivo).